Bisogna immaginare Giordano Bruno felice, così come Camus diceva di Sisifo, per averci trasmesso l’intensa libertà di vivere. Contro l’assurdità della guerra, contro la corruzione istituzionale, contro il fondamentalismo delle religioni, Giordano Bruno è rimasto libero senza mai rinunciare alla vita fino alla morte. Come Pasolini è stato “empirista eretico” per “disperata vitalità”, Giordano Bruno resta eretico di quella “invisibile carnalità” divina di quell’Uno vivente negli infiniti mondi presenti in ognuno e dei quali la Terra è corpo vivente. Rispondere dell’eredità di Giordano Bruno è riprendere la voce di quel “convitto umano” dell’“umana conversazione” per una politica dei legami sociali.
Sabato nella ricorrenza del 17 febbraio del 1600 ci ritroviamo alle 17,30 nella Sala del Capitolo di San Domenico Maggiore con Luca Signorini, maestro del Conservatorio di Napoli, Nino Daniele, politico, Giuseppe Ferraro, filosofo in un concerto di musica, politica e filosofia fuori le mura a ricordare per restituire alla realtà del nostro presente attuale una eredità ideale