L’aurora è tempo cadenzato dai suoni
immagine e crepitio delle cose,
risvegli come silenzi custoditi nei legni di casa.
Sono stagioni della notte e del giorno
scandite dal ritmo del vento su antenne di palazzi.
Lancette di orologi di un tempo.
Così il legno dei mobili si diffonde nei cardini delle porte,
nei tasselli che tengono insieme sponde diverse dei suoni
pareti come tele nei colori del giorno
risuonano,
come brina su fiori.
Sono crepe nel tempo,
intonaci levigati
versi del giorno di notte.
Scrivo come alunni fuori classe
sui gradini della scuola
piego le pagine del libro
per ricordarne versi dimenticati
oblio le parole che insegno
inseguo i volti degli ultimi
ne calco i nomi
impressi nella memoria
faccio della voce
il suono del tempo
dallo sguardo
ne traggo il sapore
dei giorni
l’alternarsi disciplinato
delle materie
il tavolo da lavoro
l’inchiostro
il quaderno
Mi accingo allo sguardo futuro
traccio linee geometriche
come alfabeti di volti
numero di gesso
i pitagorici ritmi
alterno punto e linea
a lavagne di superficie
meraviglia
di tracce di segni
divengono gesso
materia vivente del numero